Alice

Un pomeriggio insieme tutto d’oro,
Sull’acqua mollemente,
Mentre delle piccole inesperte braccia
La barca ne risente,
E il destino è nelle piccole mani
Riposto vanamente.
Come potete, voi tre, Grazie crudeli,
In quest’ora di languor
Pretendere il racconto da un respiro
Di tanto scarso vigor?
Che può una voce sola contro tre?
Si nega e si nega ancor?
Che «si cominci».
Prima esige subito,
Col suo imperioso stile,
«Il nonsenso non ci manchi» implora Secunda,
ch’è gentile,
Mentre poi Tertia fa mille domande
Con ansietà febbrile.
Silenzio!
E calme, tutte quante ora,
Inseguono il mistero
Delle meraviglie nuove e i battibecchi,
In quel paese fiero,
Tra la bimba del sogno e gli animali;
Oh, sembra quasi vero!
E se la fonte dell’ultima fantasia
Gli si era prosciugata,
Chiedeva di rimandare a domani
Quella voce isolata,
«Adesso! Adesso!» dal coro veniva
Di nuovo pungolata.
Così estorti furon gli strambi eventi,
Meraviglie a confronto,
Di ventura in ventura fu raggiunta
La fine del racconto.
Ciurma felice, ora si torna indietro;
Il sole è al tramonto.
Alice, bada alla semplice storia!

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